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Intervista della Gazzetta di Modena al Sarto Gianmarco Messori

27/03/2014

Intervista al Sarto Gianmarco Messori che spiega il ritorno della sartorialità sia per abiti su misura da cerimonia che per abiti su misura da lavoro.

Lord Brummell lo riteneva uno dei piaceri irrinunciabili, Honoré de Balzac ne aveva codificate le regole nel suo “Trattato della vita elegante”, l'avvocato Agnelli le aveva riscritte queste regole con il suo stile unico. Stiamo parlando del “bespoke” (termine inglese che letteralmente significa: “ordinato secondo accordi”) ossia farsi confezionare abiti su misura. Una volta ritenuto mercato di nicchia, ora il bespoke non è più considerato un vizio per pochi happy few e siamo andati a sentire il parere in merito di chi ogni giorno riceve ordini per abiti su misura anche da oltre oceano: Gianmarco Messori.

«Il ritorno alla sartorialità l'ha chiesta il mercato direttamente adeguandosi alla situazione economica che vede una fascia medio bassa che si serve nei low cost e chi invece ha disponibilità di spesa che non si accontenta più del pret à porter e vuole una cosa unica personalizzata, speciale. C’è un ritorno al concetto di moda che si aveva negli anni ‘40/’50».

Se il pret à porter è sinonimo di globalizzazione, di produzione di massa, il bespoke lo è del ritorno delle sartorie.

«Qui in Italia, nonostante la nostra tradizione e le nostre qualità magistrali in materia si fa più fatica perché si è perso un po’ il know how - sottolinea con amarezza Messori - abbiamo un estremo bisogno di sarti “fatti e finiti”, di modellisti, invece bussano alla nostra porta solo stilisti che raramente sanno tenere in mano un ago. I modellisti sono una figura strategica, di mezzo, meno affascinante se si vuole dello stilista, ma di fondamentale necessità. Essere “sarto” è una figura ancora differente. Proprio per indirizzare i ragazzi verso questa professione, cinque anni fa assieme al direttore Marco Bornei, ho realizzato un corso ad hoc all'Istituto Secoli di Bologna, perché non esisteva un corso che insegnasse a prendere le misure su un corpo umano e non su un manichino, quindi un corso per diventare un sarto per il “su misura”. Grazie ai preziosissimi insegnamenti di Fernando, un vecchio sarto napoletano che mi ha insegnato tutto, abbiamo avviato tantissimi giovani al lavoro e abbiamo preservato la nostra tradizione sartoriale».

Quali sono le tendenze?

«L'abito su misura in Italia é legato principalmente ai matrimoni perché oggi la capacità di spesa è diminuita e quindi si decide su cosa investire e l’abito da cerimonia è una cosa meritevole di questo investimento, si tolgono lo sfizio. Ho anche tanti clienti che sono dei business-men, che usano l’abito come una seconda pelle e che quindi non sono più disposti ad accontentarsi di un abito pre-confezionato».

Quanto tempo richiede farsi fare un abito su misura?

«Un abito 5 settimane, una camicia 10 giorni. Ovviamente se si fanno dei cambiamenti durante la lavorazione, i tempi si allungano. Se avete fissato la data del matrimonio a giugno siete ancora in tempo per farvi fare un abito su misura, ma non si aspetti oltre. Suggerisco sempre di arrivare in sartoria 2/3 mesi prima della data del matrimonio perché se si è perso qualche kg, se si è messo qualche kg, si è ancora in tempo ad eseguire le modifiche. Poi si ha tutto il tempo per discutere sui dettagli: se indossare il papillon, la cravatta, il plastron».

Ora cosa richiedono di più?

«Il papillon, quello da annodare, anche per il giorno (il papillon è un accessorio dello smoking, che è un abito da sera, ndr) può anche essere portato in modo più disinvolto con un vestito ed una camicia a collo aperto- ricordiamo che lo smoking non è un abito da matrimonio, ma l’influenza dei film americani ha infranto anche questa regola del galateo. Ai clienti piace molto portarlo slacciato durante la festa. Lo smoking poi lo puoi utilizzare anche in altre occasioni».

La richiesta più particolare che ha ricevuto?

«Un abito fucsia, un frac per un matrimonio. Ho pensato: “Non sa cosa vuol dire fucsia”. Gli ho fatto vedere dei campioni di tessuto di tonalità affini ma non proprio così brillanti e lui mi ha subito interrotto, dicendomi che voleva la tonalità “Big Bubble”. Fortunatamente in sartoria avevo ancora un rotolo di viscosa risalente agli anni ’70, gliel’ho fatto vedere e lui è impazzito. La giacca aveva i revers bianchi, panna e fragola proprio come il famoso chewing-gum. Pensavo fosse una cosa quanto meno bizzarra, poi il giorno del matrimonio che è avvenuto a luglio in una giornata di sole strepitosa, quando lo sposo è arrivato stava divinamente perché era a suo agio, era l’abito che desiderava ed era soprattutto molto felice».

Per l'abito business la tendenza invece qual è?

«La giacca due bottoni, collo a lancia e il ticket pocket dove una volta si mettevano i biglietti da visita. Ricamo il nome completo all'interno del rever, sia per il matrimonio che per l’abito business. Le iniziali invece le ricamo sulla vita delle camicie o non sul collo o sul polsino».

La gente arriva preparata?

«Chi viene in sartoria a farsi l’abito business è preparato, sa quello che vuole e quali sono le regole del ben vestirsi. Così come chi viene in sartoria per necessità. Chi invece viene per farsi fare l’abito da sposo è un po’ più al buio di tutta questa fitta trama di regole e quindi il mio compito è quello di aiutarlo ed indirizzarlo. Ci sono però anche sposi che arrivano con la stampa della foto che hanno trovato su internet e dicono: voglio vestirmi così e non sentono pareri differenti. Poi ci sono quelli che si lasciano affascinare dai personaggi televisivi. Per esempio quest’anno Mika il cantante giudice di “X Factor”, ha indossato sempre giacche molto particolari sia nella scelta dei tagli che delle fantasie dei tessuti, sta trascinando molto. Tanti sposi vogliono uscire dagli schemi. Abbondano le foto di Johnny Depp, oppure dei divi alla Notte degli Oscar, durante la quale gli attori sono tirati a lucido ed indossano le novità o le anticipazioni delle stagioni successive. Quest’anno è stato l’anno dello smoking blu, io consiglio sempre di farlo blu perché lo smoking in origine è blu. Blu navy ma anche royal blue».

"Moda in Mo/Bespoke, come ti vesto lo sposo"
Intervista di Vittoria Melchioni a Gianmarco Messori
per Gazzetta di Modena