Messori, ambasciatore del made in Italy
L'azienda di Fiorano fattura 100 per cento export. Tra i nuovi mercati anche l'Africa
Si è concluso il Pitti uomo, fiera internazionale di riferimento per la moda maschile. Quali sono le sue impressioni su questa ultima edizione e come vede l'andamento del settore?
«Il Pitti uomo rappresenta sicuramente un appuntamento importante per la moda italiana maschile sebbene, devo dire, che l'ultima edizione è stata al di sotto delle aspettative e non ha certamente raggiunto le precedenti edizioni a livello di presenze. Questo forse anche a causa della calendarizzazione dell'evento: fare iniziare la manifestazione il 6 di gennaio non ha aiutato la presenza dei visitatori, sia perché troppo a ridosso delle festività natalizie, sia perché coincideva con l'inizio delle celebrazioni del Natale ortodosso e questo ha impedito l'affluenza di molti clienti proveniente dalla Russia. Senza considerare poi la crisi economica che, specialmente per quanto riguarda il mercato interno, si fa molto sentire. Quest'anno la presenza di visitatori stranieri è stata inferiore rispetto al passato, ma anche quella degli stessi espositori, specialmente del comparto tessile di Carpi, e questo è certamente un chiaro segnale di allarme da non sottovalutare».
Quali sono a suo avviso le strategie possibili per superare la crisi che sta colpendo il comparto del tessile?
«Ritengo che puntare sull'internazionalizzazione sia la strategia vincente, specie per un prodotto come il nostro, dove è proprio "il made in Italy" a fare la differenza perché sinonimo di qualità, stile e attenzione ai dettagli, quindi molto apprezzato dagli stranieri. Per questo noi stiamo puntando molto sull'estero: la nostra azienda ora fattura 100 per cento export. Il mercato interno ormai è da anni in crisi e presenta tantissime difficoltà: perdita di fatturato, crescenti problemi a gestire i rapporti con clienti e fornitori. Naturalmente i tempi stanno cambiando, quelli che un tempo erano i mercati emergenti come la Cina e la Russia oggi cominciano a risentire della crisi e perfino i mercati arabi, sui quali noi abbiamo sempre puntato e in cui abbiamo raggiunto ottimi risultati, oggi, a causa delle forte tensioni sociali che stanno facendo degenerare una situazione politica da tempo in crisi, sono in forte difficoltà; lo stiamo vedendo con alcuni nostri importanti clienti in Paesi come la Siria e il Libano. Ed è per questo che ci siamo spinti verso nuovi mercati quelli che, a mio avviso, saranno i nuovi protagonisti dell'export mondiale nei prossimi anni. Mi riferisco in particolare all'Africa, a Paesi come il Sudafrica, la Nigeria e l'Angola. Proprio in Angola abbiamo trovato grandi potenzialità commerciali: un mercato in forte crescita e sviluppo, dove il prodotto sartoriale di qualità è molto apprezzato e dove certamente, in un prossimo futuro, intendiamo investire aprendo anche un boutique monomarca».
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Quali sono i progetti per il 2014?
«Tra le priorità del 2014 c'è certamente quella di potenziare i nuovi mercati emergenti. E proprio per fare questo, a breve, inaugureremo un punto vendita in Kazakistan, ex repubblica dell'Unione sovietica, nella città di Almaty. Questo Paese, assieme all'Azerbaigian, sta diventando un mercato sempre più strategico per noi. Naturalmente il successo che stiamo riscontrando all'estero non è improvvisato; nasce da uno scrupoloso lavoro basato sulla costante ricerca per l'alta qualità delle materie prime, sull'attenzione e la cura dei particolari e sulla grande professionalità dei nostri sarti. Ed è proprio su questo che dobbiamo puntare se vogliamo differenziarci sul mercato e competere con la concorrenza. Non dimentichiamo che il made in Italy è ancora oggi molto apprezzato all'estero, specialmente da un target specifico di clienti che chiedono prodotti di alta qualità unici per stile e design».